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Vorrei fare testamento delle mie parole

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Vorrei fare testamento delle mie parole

lasciate spesso incustodite sparse

tra le cose di peso

gli scogli le barriere gli specchi

 

Vorrei vivessero come le stelle

fiere della loro luce e ferme

nonostante le bufere delle stagioni

 

Vorrei morire consapevole di non essere stata

un’occupante abusiva sulla mia parte di terra

di non essere stata una mente errante

dentro un corpo destinato al disfacimento

 

Vorrei morire sapendo le mie parole vive

tra i rami nelle zolle negli abissi

tra i passi di chi sa che vivere

è un duro mestiere.

 Rosetta Sacchi - 01/09/2021 17:54:00 [ leggi altri commenti di Rosetta Sacchi » ]

Grazie Emanuela Lazzaro per la tua chiave di lettura.
Grazie Manuela Giasi per il gradimento e l’espressione del tuo pensiero.
Un caro saluto a voi.

 Manuela Giasi - 01/09/2021 11:37:00 [ leggi altri commenti di Manuela Giasi » ]

Semplicemente e davvero bella. Sento echi dentro di me. Grazie.

 Emanuela Lazzaro - 26/08/2021 23:27:00 [ leggi altri commenti di Emanuela Lazzaro » ]

Non lo so, io ci vedo e sento rieccheggiare tra le tue parole qualcosa di Nâzım Hikmet-Ran, un poeta che ho scoperto per caso guardando uno dei miei film preferiti. Dopo quella volta mi sono interessata parecchio alla sua produzione poetica. E come lo stesso diceva, "le tue parole erano uomini". Chissà se è davvero così...

 Dedalus - 26/08/2021 23:07:00 [ leggi altri commenti di Dedalus » ]

Versi che mettono in rilievo la grande capacità che l’autrice ha di trasmettere, sotto forma di ritmi e frequenze sonore, i moti dell’animo interfacciati sia all’ambiente che la circonda sia a ciò che il tempo, scorrendo nelle varie vicissitudini, comporta "Vorrei fare testamento delle mie parole/lasciate spesso incustodite sparse". Si dipana così un voler far qualcosa, a mente lucida e con fredda determinazione, che lasci almeno un segno del suo passaggio, un segno che divenga raggio, proiezione di una realtà evocativa ed allo stesso tempo illusoria "Vorrei morire consapevole di non essere stata/un’occupante abusiva sulla mia parte di terra". Le parole, quelle "parole" lasciate al tempo ed al vento, ardono come un magma vivo e sempre in moto fino a giungere "tra i passi di chi sa che vivere/è un duro mestiere" ed in aderenza a questo suo volere divengono in un "terreno fertile" nuovi germogli come a voler significare un perpetuarsi della sua poetica.

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